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martedì 24 settembre 2013

Approccio olistico: svantaggi e vantaggi

Come si può immaginare, la riflessologia plantare è una tecnica di approccio olistico.
Tale approccio, consiste nel valutare un problema qualsiasi globalmente, nella sua totalità.
Ogni essere umano é la somma di diversi livelli che interagiscono tra loro e si influenzano reciprocamente, livello mentale, emotivo, spirituale e fisico.
Il disturbo, qualunque esso sia, è il tentativo di ripristinare l'equilibrio che in quell'ambito non è più al meglio. E' un segnale mandatoci per farci fare qualcosa affinché ripristiniamo l'equilibrio, e così facendo scongiurare il futuro evolversi del disturbo con la presenza di un altro sintomo peggiore, semprecon uno scopo: capire che dobbiamo agire la  dove abbiamo bisogno.
In queste circostanze riconosciamo che abbiamo bisogno di aiuto e vero interesse, il riflessologo e la riflessologia ci vengono in aiuto sotto questo aspetto.

Ecco i principi che guidano l'approccio olistico:

1. Tutti i disagi sono creati dalla forza vitale o dalla sapienza contenuta nell'inconscio dell'individuo, essa è influenzata dalla totalità della persona: il vissuto mentale passato e presente, il corpo,
i sentimenti, i conflitti, la parte spirituale.
2. Tutti i disagi sono la conseguenza di uno o più processi di questi canali, il singolo disturbo fa parte di un insieme più grande, una parte che necessita venire a galla.
3. La persona può non rendersi conto, che è lei stessa responsabile del proprio disagio, e che lei stessa è l'artefice della soluzione del disagio stesso, ma ciò può avvenire solo dopo essere diventa consapevole delle dinamiche stesse del disagio, del perchè si manifesta e del potere proprio di cambiare la situazione, soprattutto deve comprendere che è necessario cambiare qualcosa, individuando quel qualcosa, e avendo la volontà di farlo. Il fatto di rivolgersi ad un operatore del benessere è già di per sè una dimostrazione nei confronti del proprio io, di voler cambiare veramente.
Il riflessologo quindi,  accompagna il cambiamento che solo la persona può attuare, grazie a quanto detto e alla stimolazione delle energie latenti allo scopo di riequilibrare il sistema energetico, e anche se sono le mani sapienti del riflessologo a fare questo, è sempre la carica energetica dell'individuo che agisce e riequilibra.
4. Qualunque esperienza ha vissuto la persona ha la sua rilevanza e fa parte del suo retaggio generale.
5. Più la persona è consapevole di sè, dei suoi pensieri, emozioni, sentimenti, percezioni e, più sarà veloce e facile il riequilibrio energetico.
6. E' basilare il rilassamento profondo, inoltre ciò consegue altri due aspetti fondamentali: la concentrazione e  il contatto con il proprio sè.
7. La procedura di trattamento del massaggio riflessogeno deve tenere conto di tutti i punti nessuno escluso.

Svantaggi:
A volte già dal primo trattamento si può notare un maggiore benessere generale, ma la riflessologia richiede più tempo di una terapia farmacologica. In un'era in cui tutto va sempre più veloce, e in cui si privilegia la rapidità, può risultare uno svantaggio il doversi dedicare a una serie di trattamenti settimanali. Vi sono però persone che deluse dai metodi che dovrebbero dare sollievo in poco tempo, si rivolgono alla riflessologia con grande volontà e pazienza, poichè hanno compreso a loro spese la necessità di un trattamento di maggiore durata e sono decisi a dedicarvi tutto il tempo che necessita.

Vantaggi:
Tenendo conto delle controindicazioni, con i trattamenti di riflessologia plantare e praticamente impossibile nuocere alla persona sotto qualsiasi aspetto.
Ha un enorme potere preventivo sugli eventuali futuri disturbi, grazie al conseguimento di un equilibrio energetico profondo.
Il trattamento di per se è piavevole.
la persona prende parte al trattamento attraverso tutti i canali energetici, dal corpo allo spirito, quest'ultimo inteso come forza interiore.
Sblocco di processi rimasti incompiuti.
Sblocco di circoli viziosi.
Cambiamenti nello stato energetico degli organi e degli apparati, che danno come effetti collaterali la scomparsa di sintomi sgradevoli, lasciando il posto alla sensazione di benessere.
Miglioramento del senso di leggerezza unita a rinnovata gioia della vita, specialmente dopo una serie di 10 trattamenti.
Scioglimento dello stress eccessivo e rinnovata forza nei confronti dello stesso.
Miglioramento generale dello stato mentale, fisico e spirituale.
Il trattamento olistico da la certezza all'operatore di dare veramente qualcosa, non solo per il tempo dei trattamenti, ma per tutta la vita.
Il trattamento olistico prevede da parte dell'operatore, un reale interesse nei confronti delle persone che vengono trattate, pertanto l'operatore olistico trova la forza nell'essere guidato da questo principio, ed è mosso giorno per giorno da un obiettivo: essere di aiuto agli altri.


lunedì 23 settembre 2013

Riflesssologia planttare, origini e principi.

La riflessologia plantare è stata usata millenni fa in Cina e in Egitto, ma grazie al medico otorinolaringoiatra William H. Fitzgerald, nel secolo scorso portò alla luce questa disciplina in occidente intorno al 1916, la quale sviluppò un sistema che chiamò “terapia o massaggio zonale”.
In seguito la massaggiatrice americana Eunice Ingham, grazie a studi condotti sulle ricerche del dott. Fitzgerald e di altri, confermò quanto stabilito dal suo predecessore in particolare sull’esistenza di connessioni tra le diverse zone del corpo. Stabilì inoltre che era possibile studiare e applicare un sistema per interagire con le varie parti del corpo, lavorando esclusivamente sul piede. I suoi allievi diffusero poi queste tecniche ovunque negli stati uniti e in Europa.


Il mondo delle medicina ufficiale guarda ancora con una certa incredulità alla riflessologia plantare, ma ciò è dovuto soprattutto al fatto che semplicemente non hanno conoscenza ed esperienza diretta sulla disciplina stessa, in altre parole non la praticano, se lo facessero vedrebbero i risultati e sicuramente cambierebbero lo scetticismo in fiducia.
inoltre la medicina convenzionale é molto più recente rispetto la riflessologia e la medicina cinese, sicuramente la medicina moderna convenzionale ha  accumulato un'infinità di conoscenze e ha a disposizioni moltissime risorse anche assai potenti e  di tutto rispetto, ma di solito il suo approccio scientifico fa allontanare da una prospettiva umana, privilegiando che sono le componenti biochimiche e meccaniche del paziente. 


Possiamo dire anche che esiste un precedente a cui fare riferimento: l’Omeopatia.


Questa è stata portata in voga negli anni ’90.  A quel tempo non si sentiva altro che attacchi da parte della classe medica e contrattacchi da parte di chi praticava e credeva nell’Omeopatia, vi erano dibattiti in tv, confronti tra ciò che diceva un medico “non credente” e uno “Credente” riportati sui vari periodici. Gli uni, dicevano che è solo zucchero senza nessun potere curativo, gli altri, portavano all’attenzione i benèfici effetti sulla salute di chi ne faceva uso. Ma quale è stato poi il decorso di tale battaglia? Forse ancora oggi la scienza non riesce  a spiegare completamente in maniera perfetta  il meccanismo di azione dei prodotti omeopatici, (anche se c’è molto da dire su ciò, ma non è questo l’argomento su cui voglio allargarmi), ma sta di fatto che funzionano, e ora che moltissimi la usano e ne traggono beneficio la cosa è di pubblico dominio, pertanto ora nessuno si sognerebbe di denigrare spudoratamente  l’Omeopatia, dicendo che è solo zucchero, o che è un effetto placebo,  in quanto risulterebbe notevolmente caparbio e incurante dei fatti.


Similmente, oggi molti sono ancora scettici sui reali benefici della riflessologia plantare, ma ciò non toglie che coloro alla quale vengono praticati questi trattamenti hanno enormi benefici, tali da lasciare a volte stupefatti.    


Oggi giorno comunque le persone in generale sono molto più aperte verso la riflessologia e i trattamenti naturali in genere, si vede un  atteggiamento molto positivo  verso l’approccio  naturale come non si era mai vista prima.


Può essere necessario ancora un pochino perché sia accettata completamente come nel caso dell’omeopatia, ma grazie alla divulgazione sempre più frequente e incalzante con i mezzi oggi a adisposizione, possiamo essere certi che il tempo necessario si riduce notevolmente.


Nel frattempo fortunati coloro che sono aperti e già ora usano la riflessologia plantare come cura e prevenzione, in quanto efficace, innocua, e perfettamente in armonia con tutto l’essere umano visto nella sua globalità.


Un sincero augurio di buona salute.


 17 settembre 2013

Il Dott. Fitzgerald, in qualità di otorinolaringoiatra, fu acuto nel notare che alcuni reagivano diversamente da altri allo stesso tipo di intervento  in relazione  al dolore, infatti alcuni soffrivano molto meno.


In seguito notò che coloro che avevano meno dolore, avevano ricevuto  pressioni su  una o più parti del corpo prima di subire l’intervento.


Il dott. Fitzgerald cominciò a studiare queste relazioni tra i punti del corpo e l’attenuazione del dolore quando questi venivano premuti.  Grazie a questi studi scoprì che il corpo può essere suddiviso in zone longitudinali, queste si possono spiegare come strisce che occupano la grandezza di ogni dito del piede. Immaginiamo di avere  di fronte a noi la pianta di un piede, ora immaginate di tracciare una riga sulla pianta del piede partendo  dalle dita verso il tallone, nel punto dove c’è lo spazio tra le dita. In questo modo segneremmo quattro righe che formano cinque strisce larghe quanto lo spessore di ogni dito, queste percorrono a loro volta tutto il corpo fino alla testa, davanti e dietro,  lo stesso dicasi per le mani, queste ultime percorrono il braccio, incontrano il collo e raggiungono la testa. Infatti, scoprì che ad esse corrispondevano sia la relativa superficie del corpo che gli organi interni. 


Premendo alcune zone del corpo si avevano risultati corrispondenti in altre parti del corpo secondo queste sezioni.


Venivano trattate delle parti con pressioni di  trenta secondi fino ad alcuni minuti, e per alleviare velocemente il dolore si usavano talvolta delle pinzette che si posizionavano sui polpastrelli  delle dieci dita delle mani.


Le linee longitudinali sono tridimensionali in quanto riflettono l’interno del corpo davanti e dietro, pertanto l’indicazione che il riflessologo trae dall’osservazione e la palpazione del piede è da ricercare davanti e dietro, quanto in alto e in basso.


Uno squilibrio in una parte di queste zone longitudinali, determina un eccesso a monte e una carenza a valle della stessa, come un ostacolo in un corso d’acqua.


Vi è anche un’altra suddivisione orizzontale che separa la pianta del piede in quattro parti, la prima linea va tracciata appena sotto le dita un centimetro dopo l’inizio del cuscinetto della pianta del piede, la seconda a due terzi della lunghezza restante del piede e la terza a un terzo circa della rimanenza del piede.in questo schema il corpo è suddiviso in quattro parti: sezione testa-collo-spalle; sezione polmoni,  tra spalle e diaframma; sezione tra il diaframma e il bacino; sezione pelvi-arti inferiori.

martedì 10 settembre 2013

La sfida di vivere nel presente


Einstein sosteneva che possiamo vivere la nostra vita in due modi: uno come se i miracoli non esistessero e due come se ogni cosa  fosse un miracolo.
Il ricercatore americano  Gary Douglas, afferma che dovremmo suddividere le ore del giorno in piccole parti di 10 secondi, ciò permette di riuscire a vivere nel “qui e ora” che è alla base di una vita soddisfacente. Inoltre, questo parametro, combatte l’ansia anticipatoria del “domani” e la negatività del “ieri”, in altre parole aiuta ad evitare che la mente sia impegnata nelle preoccupazioni future e nei pensieri inutili del passato. Infatti quando siamo in uno stato di “non presenza nel presente”,  la mente è decisamente fuori  dal “qui e ora”, impedendoci di vivere e apprezzare la vita stessa pienamente, come è appropriato che sia.
Basta pensare a quando eravamo ragazzini, portare la mente a quando eravamo bambini. La vita era appassionata e ogni momento vivido. A quel tempo la nostra mente era totalmente nel presente “qui e ora”,  e quando era volta  al futuro, lo era  solo per l’aspettazione di cose belle, come partire per andare in vacanza o aspettare il sabato che finiva la scuola per poter stare di più con gli amici.
A quell’età si vive nel presente e si gode la vita. Purtroppo arrivano le responsabilità e i problemi,  allora le cose piano piano cambiano fino a ritrovarci “naturalmente” in maniera graduale fuori dalla “presenza nel presente”, ma siamo “naturalmente” presenti nel passato o nel futuro, con pensieri fatti di preoccupazioni, ripensamenti, sensi di colpa,  e il presente, che è la nostra vita, ci sfugge, non lo viviamo.
 
Per vivere nel presente dobbiamo ricordarci di quando eravamo bambini e quasi perfetti sotto questo aspetto. Cosa c’era di diverso? Come ci atteggiavamo alla vita? Quali erano i nostri focus mentali? Quanto eravamo desti ad evitare pensieri negativi non necessari? Di cosa ci entusiasmavamo? eravamo pienamente nel qui e ora, eravamo presenti nel presente.
Quanto  eravamo naturali nell’assaporare pienamente le cose più semplici come fare una passeggiata la sera per andare a prendere un gelato; le comiche dell’una di Stalio e Olio; andare a vedere un film al cinema era una festa; un panino fresco masticato bene fino a sentire il dolce provocato dagli enzimi della saliva; il profumo di una pesca matura;  il profumo e il colore rosso dell’anguria; una gita organizzata una settimana prima dalla propria famiglia e attesa con grande anticipazione; il sabato e la domenica erano giorni veramente speciali; il sapore eccezionale dell’acqua quando spesso eravamo assetati;  il giornalino preferito;  stare la sera con gli amici nella via; quando eravamo affamati e entrando in casa sentivamo il profumo del sugo fresco che stava cuocendo o di altre pietanze appetitose. un giorno al mare, la bicicletta nuova, il luna park.
Potremmo continuare per ore a ricordare un'infinità di piccole grandi cose che facevano la felicità
ma se ci guardiamo ora non ci riconosciamo così, ora quasi refrattarie a tutto ciò che una volta ci entusiasmava e ci teneva nel presente, quelle cose non ci danno quella gioia di un tempo, si possono farci piacere, ma sentiamo che dentro di noi qualcosa si è spento. questo lo sappiamo e lo scusiamo dicendoci che ora siamo grandi, maturi, responsabili ecc. in realtà ci siamo un po rassegnati, adeguati alla credenza sociale che sia normale, giusto e forse doveroso essere più sobri e non così attaccabili e influenzabili dalle piccole cose della vita che quando eravamo bambini ci appagavano ma non ora che siamo grandi!!!!  
ma noi, io e voi siamo la stessa identica persona di allora, abbiamo le stesse identiche necessità e caratteristiche abbiamo sempre la capacità di entusiasmarci per le stesse cose di allora e che meritano la gioia della vita, anche se sono state soffocate, perchè senza sapere dove ci avrebbe portato,  abbiamo permesso a ciò che sta all'esterno di noi di modellarci tanto da rendere la vita una sopravviovenza più che un'esperienza di vita , vita inteso nel suo pieno termine.
Il punto importante è renderci conto che siamo diversi, che siamo cambiati, e capire se è giusto e corretto che sia così oppure no, ma soprattutto dobbiamo renderci conto di ciò che è alla base di questo cambiamento: lo stress.
Infatti lo stress è il nemico numero1 della gioia di vivere, non perchè sia totalmente sbagliato ma perché ruba la nostra attenzione prepotentemente, dirigendola verso l’oggetto stesso dello stress, in questa maniera siamo incapaci di vivere la vera vita poiché siamo incapaci di praticare la “presenza nel presente”. questo stress è il pensiero rivolto alle preoccupazioni del futuro o alle esperienze del passato. anche un'ansia presente è capace di portarci via la presenz nel presente. qualsiasi cosa stiamo facendo è la vita e va vissuta pienamente, quando lansia ci impedisce questo e mentre facciamo una qualsiasi cosa stiamo pensando ad altro, insorge lìinsoddisfazione, diventando poi cronica nel tempo, questa sensazione è pericolosa perchè può portare a non essere più in contatto con noi stessi e da qui far nascere problematiche emotive quali depressione, ansia ecc..
In altri tempi, come quelli dei nostri nonni, lo stress esistenziale era ad un livello ottimale, a misura d’uomo, come sarebbe giusto che sia, infatti lo stress naturale della psico fisiologia umana è necessario ed è un grande aiuto per l’uomo, esso ci può aiutare a svolgere le faccende e le responsabilità personali e familiari in maniera ottimale con il giusto approccio, ma purtroppo oggi lo stress è ad un livello insostenibile nella nostra società, stimola eccessivamente con il risultato di generare effetti totalmente opposti allo scopo per cui esso  esiste nella nostra natura.
Facciamo un esempio. Se abbiamo bisogno di aumentare la nostra energia possiamo fare uso di una tazza di caffè, di thè, oppure assumere una compressa di ginseng o di guaranà. Questo sarebbe uno stimolo eccezionale, ma cosa accadrebbe se il vostro capo o qualcuno vi obbligasse a inghiottirne 10 di compresse o bere 10 tazze di caffè ogni ora? Come minimo non dormirete quella notte, perché lo stimolo ricevuto  è eccessivo, e ciò che era positivo per voi nella dose giusta diventa fortemente nocivo. Ma cosa accadrebbe se per settimane, mesi e forse anni, ogni giorno prendeste 10 compresse di guaranà?
Meglio non pensarci!  Oggi giorno però, per vari motivi, la maggioranza di noi è “obbligata” ad “assumere” dosi eccessive di stimoli stressanti fino a rendersi persone stressate   e  inconsapevoli di quanto lo siano, poiché fanno l’abitudine ad essere stressati.
e un po come la tecnologia, chi è nato un po di decenni fa ha visto e vissuto lescalqscion della tecnologia e sa quanto questa crei stress e sia poco naturale per l'uomo, ma chi nasce ora per lui tutto lostres della tecnologia non è altro che la normalità
Molti dicono di non essere stressati, forse perché pensano che fino a che non vanno fuori dai gangheri o lo stress non li porta  a fare quella determinata cosa,  vuol dire che  lo tengono  sotto controllo,  oppure perché hanno una loro personale valutazione di ciò che è o non è lo stress.  Ma credo che se riflettessero obiettivamente, riconoscerebbero di esserlo almeno in una certa misura. C’è chi reagisce allo stress agitandosi e urlando e chi mantenendo una calma invidiabile,  ma entrambi possono essere stressati, la reazione personale allo stress dipende dal carattere di ciascuno di noi.
Questo stress che investe ognuno di noi nella vita contemporanea, è la causa primaria del nostro allontanamento  dalla personale  capacità di godere realmente  della vita presente, nei suoi grandi e piccoli miracoli di ogni momento.
Non importa cosa stiamo facendo,  l’importante è che stiamo facendo, cioè siamo,  viviamo, e stiamo vivendo il presente, questo fa di ogni cosa un miracolo!
Quando eravamo bambini lo sapevamo senza che nessuno ce lo insegnasse o ce lo ricordasse, ora invece dobbiamo fermarci e rifletterci accuratamente per riuscire a capire che dobbiamo riprenderci la nostra vita, che lo stress ce la sta rubando giorno dopo giorno.  (In questo post  non voglio soffermarmi a parlare delle conseguenze dello stress sulla salute psicofisica )

Ma possiamo prendere coscienza di ciò, ed essere consapevoli che è necessario contrastare i condizionamenti che ci portano continuamente al passato o al futuro. Spesso sono solo ripensamenti inutili, i colpa che non portano da nessuna parte, legati forse a sensi d preoccupazioni del futuro che ci inibiscono verso un azione efficace,  in quanto ci privano di spirito, e quindi delle risorse necessarie, e ripeto, trafugate da un attenzione della mente in un tipo di pensieri volti al  passato o al futuro che rubano la nostra vita presente.                                                                           Non voglio dire che dobbiamo infischiarcene dei problemi o delle responsabilità future, e tanto meno non riflettere sul passato in quanto questo è pieno di esperienza e  anche bei ricordi ovviamente,  ma dico che dobbiamo pensare a ciò che stiamo facendo, non importa se  stiamo ballando, leggendo, mangiando, pelando una cipolla, pensando a un bel ricordo bel passato, lavorando, ricevendo un consiglio o un rimprovero, stiamo bevendo un bicchiere d'acqua o stiamo passeggiando, qualsiasi cosa stiamo facendo occorre essere assorbiti il più possibile da esso e da ciò che è attinente ad esso. non dobbiamo più dare niente per scontato, Per esempio se stiamo facendo una passeggiata, cogliamo tutti i particolari della veduta che abbiamo man mano che percorriamo la strada, il suolo su cui camminiamo, sentiamo i piedi aderire e muoversi sulla strada, notiamo tutto ciò che sta a destra e a sinistra, i colori, le cose che stanno li da tanto tempo e che non vediamo più a livello conscio come un''insegna vecchia, prendiamone coscienza, soffermiamo il pensiero sull'aria, la temperatura, le persone che incontriamo, notiamo che reazioni hanno se accenniamo loro un sincero mezzo sorriso, cerchiamo di scoprire sempre più dettagli, come fosse un esercizio di attenzione, infatti occorre esercitarsi sempre in questo modo. 
 

Quindi lo sforzo che dobbiamo fare è quello di aver l’obiettivo di vivere sempre più presenti nel presente. Forse all’inizio riusciremo a farlo solo alcuni minuti in un giorno, poi alcuni minuti due volte al giorno, aumentando sempre più i tempi e facendolo diventare sempre più un’abitudine fino a rendeci conto che stiamo tornando a vivere nel presente. non lasciamo passare un giorno senza avere fatto questo esercizio, ricordiamo di farlo, consiglio di prendere l'abitudine di farlo al mattino appena svegli assaporate il ritorno alla vostra vita ogni mattino, svegliatevi con sufficiente anticipo vivendo nel presente ogni singolo gesto che fate, osservatevi come una persona fuori da voi stessi che vi osserva, via via aumentate i tempi cercando di portare questo vivere nel presente più avanti da quando vi svegliate sempre un po più in la. fate poi questo anche durante il giorno a tratti. se qualche mattina non riuscite a fare questo o non riuscite per un'intera giornata ripartite da dove siete ora. anche quando avete problemi o difficoltà è importantissimo fare questo poichè vi mette nelle condizioni migliori di affrontare la situazione e di risolverla, il voivere nel presente è sempre e solo benefico oltre che pratico.
Può essere però difficile riuscire in questo intento dopo anni di “10 tazze di caffè al giorno”,  cioè di costanti eccessivi stimoli stressanti. I trattamenti naturali  che hanno  l’effetto di sciogliere lo stress, rilassare profondamente  e aiutare  a ritrovare il contatto con se stessi,  sono un reale aiuto che può sicuramente portare ad accelerare questo percorso, raggiungendo in tempi relativamente brevi l’obiettivo.
In particolare, a questo scopo consiglio  la riflessologia plantare, la musicoterapia,  la visualizzazione, la meditazione guidata e la cromoterapia,  queste tecniche  possono essere applicate singolarmente oppure due o più contemporaneamente in sinergia.
Questi  trattamenti sono assai piacevoli e ristoratori,  permettono di riportare l’equilibrio dello stress al nostro interno, ritrovando con piacere quella parte di noi stessi, che forse avevamo dimenticato.
Sono consapevolmente persuaso che vivere nel presente sia la cosa che tutti dovrebbero fare, non per una questione egoistica di voler pensare a se stessi e al proprio piacere. Niente è più lontano da questo. E' una questione di responsabilità verso se stessi ehe vero gli altri è un fare qualcosa  che ci spetta per il fatto che siamo in vita, per questo motivo ognuno di noi merita ciò, in quanto è stato creato con questo scopo.
Immaginate la differenza fra una famiglia stressata e una soddisfatta della vita perché capace di vivere nel presente, i primi sono centrati su se stessi e sui loro problemi, dando l’impressione di essere egocentrici,  ma soprattutto incapaci di essere veramente di aiuto a se stessi e agli altri poiché la loro energia rimasta è poca, i secondi risultano essere un esempio da seguire, sono capaci di assaporare la vita e quindi  anche di dare a coloro che hanno bisogno, perché hanno una vita appagante, e questo permette alla loro energia vitale di aumentare sempre più e contribuire notevolmente alla loro salute.
Qui vediamo che  non solo non è egoistico imparare a vivere nel presente, ma che il farlo e una responsabilità anche verso il prossimo oltre che verso noi stessi.
Detto questo non rimane altro che fare ciò che sappiamo dover fare.
Un mio sincero augurio di vivere la vita con presenza mentale nel qui e ora, momento per momento.
Qualcuno disse: Ieri non è che un sogno, e domani è solo una visione.
Ma l'oggi ben vissuto rende ogni ieri un sogno di felicità, ogni domani una visione di speranza.

domenica 8 settembre 2013

Lamentarsi è dannoso?

       Perchè parlare di questo argomento? lamentarsi consuma la gioia e la speranza, toglie le forze, demotiva, mette una lente scura alla vita, toglie la voglia di fare, ci impedisce di vedere  i motivi per cui essere grati i motivi per sperare e quindi essere felici.
         La stragrande maggioranza delle persone si lamenta di ciò che accade nel mondo, e gli accade nella vita. Questo modo “normale” di comportarsi alimenta a sua volta l’idea che farlo sia appunto  normale e innocuo. tutti si lamentano e Ci si lamenta di tutto, dalle relazioni familiari a quelle dei  colleghi di lavoro, dalle condizioni metereologiche  alle condizioni economiche personali,  da quelle che sono le nostre personali attitudini e capacità a quelle che sono le istituzioni che ci governano, ci si lamenta di tutto e di tutti.                  Questo sfogo da un momentaneo falso senso di soddisfazione e di piacere, fa anche mettere gli altri nelle condizioni di dare a chi appunto si lamenta, purtroppo poi si ripercuote negativamente sulla persona stessa che si lamenta, portandola a lamentarsi sempre di più, questo processo la fa entrare in un circolo vizioso che danneggia se stessa in modo anche importante e danneggia  chi le sta intorno assorbendo da essa energie emotive. Certo, a volte ci sono sicuramente delle valide ragioni a sostegno di alcune lamentele, e in certe situazioni  è necessario agire con lamentele per cambiare le cose, se queste si possono cambiare in questo modo,  ma in tutti i casi lamentarsi non è quasi mai la soluzione in quanto serve agire. È l’atteggiamento mentale l'aspetto su cui si deve lavorare, avere l’abitudine a lamentarsi o lamentarsi senza essere consapevoli delle conseguenze può risultare molto dannoso, specialmente a lungo termine, crea nel nostro inconscio l’idea di essere una vittima, una vittima incallita, pertanto l’inconscio come ubbidiente servitore del nostro conscio, sostiene ed alimenta queste credenze convinzioni e percezioni legate al vittimismo e alla vita che è tutta storta, e  l'inconscio si adopererà per indirizzarci verso queste strade che in questo caso sono in primo luogo: la vita è uno schifo, e in secondo luogo: sono una vittima. 
        Allora ci troviamo al punto  che,  vorremmo evitare le cause per cui ci lamentiamo, o perlomeno crediamo questo,  ma a livello conscio con le nostre lamentele e poi a livello inconscio avviamo costantemente un lavoro opposto a tale obiettivo senza rendercene conto, in altre parole ci auto sabotiamo facendo si che il subconscio remi  contro la nostra volontà cosciente, o perlomeno verso quella che crediamo sia la nostra volontà cosciente  
      Dal momento che l’inconscio è estremamente molto più potente del conscio, che in realtà è colui che gestisce  la nostra vita con i programmi che vi abbiamo installato ( vedi appunto il programma: “sono una vittima” di cui appena citato), il risultato è che ci troviamo inconsapevolmente  in un circolo vizioso negativo che viene alimentato sempre più,  ogni volta che ci lamentiamo. A sua volta questo reca notevoli disagi come effetti  di questa causa: scontentezza, insoddisfazione, apatia, tristezza, negatività, pessimismo, inerzia,  ecc….  queste a loro volta,  creano anche loro un circolo vizioso negativo auto alimentante.  Come conseguenza di ciò, ci ritroviamo in un circolo vizioso dentro a un altro circolo vizioso, che a sua volta crea conseguenze come effetti di tale causa, e quindi a sua volta un altro circolo vizioso….    Quanto può andare avanti questa catena a cascata dipende da vari fattori, ma una cosa è certa,  che possiamo formare un mega circolo vizioso con effetti drammatici sulla nostra stessa vita, forse con conseguenze sulla salute psico emotiva , e con conseguenze anche a livello fisico come risposta psico somatica, ma anche su quelle che sono le nostre relazioni con i nostri cari, dove vorremo essere in grado di dare di più,  ma passano i mesi e gli anni e ci rendiamo conto che “avremmo voluto” ma non siamo stati in grado, con sensi di colpa che vanno ad aggiungersi a una situazione già disarmonica. Oltre a ciò lamentarci ci mette nelle condizioni di non dare il massimo nella nostra vita perchè riusciamo quando siamo al meglio e se siamo scontenti siamo al peggio, perchè il lamentarsi prosciuga le proprie energie e le energie di che ci sta intorno, evitare di lamentarsi sempre è anche una gesto di amore, considerazione, rispetto e benignità verso gli altri.
      Inoltre c'e da considerare il potere della visualizzazione. La visualizzazione ha il potere di dirigere la mente inconscia verso l'oggetto della visualizzazione, ci da letteralmente più potere poichè mette in campo il potere dell'inconscio, indirizzandolo dove focalizziamo la visualizzazione. Se meditiamo su quanto è bella questa giornata, in realtà stiamo praticando una forma di visualizzazione . Allora vedremo tutti i particolari che ci daranno ragione, ma se meditiamo su quanto è brutta, allora vedremo tutti gli aspetti negativi! ogni volta che pensiamo, parliamo o crediamo qualcosa, stiamo visualizzando almeno in una certa misura, quindi stiamo attivando un grande potere che rafforzerà il significato delle nostre parole e dei nostri pensieri, sopra tutto delle nostre convinzioni. 
       Quindi il lamentarsi farà si che troverai sempre più cose di cui lamentarti, di cui sentirti infelice e avere ragione di come ti senti, questo garantirà la tua insoddisfazione in generale e la tua bassa autostima.

       Noi siamo quello che pensiamo, e diamo ciò che siamo, quindi, diamo nella misura in cui siamo, che dipende dalla qualità di ciò che pensiamo. In altre  parole la scaletta è questa: pensieri lamentosi ti fanno essere qualcosa di debole è l'essere qualcosa di debole ti farà dare qualcosa di poco valore. Pertanto quando ci lamentiamo e ci trasformiamo in una vittima, ciò che daremo agli altri e a noi stessi e alla vita sarà corrispondente a questa nostra  realtà interiore. 
     Guardate invece cosa succede quando ci soffermiamo su pensieri di gratitudine e apprezzamento: pensieri nobili e alti ti fanno essere qualcosa di forte e positivo, e l'essere qualcosa di forte e positivo ti farà dare qualcosa di  valore. Quindi quello che pensi percepisci e dici ti fa sapere cosa sei, e in base a quello che sei, in maniera direttamente proporzionalmente dai. Il pensiero è responsabile di ciò che sei, e ciò che sei è responsabile di ciò che dai o che  sei in grado di dare.  

       Ora è sicuramente più chiaro  quanto può essere dannoso avere un atteggiamento lamentoso e quanto sia importante liberarsi al più presto di tale pratica distruttiva, quindi vediamo in pratica cosa possiamo fare di molto semplice ed efficace nello stesso tempo.

       Iniziate  subito  e fate così: osservatevi in ciò che dite, parlate e credete, evitate accuratamente qualsiasi minima o grande lamentela su qualsiasi cosa, non solo verbalmente ma anche mentalmente, anche se qualcuno vi parla di fatti veramente deplorevoli in cui normalmente avreste partecipato energicamente alla pratica della lamentela,  limitatevi ad ascoltare e constatare ciò che vi viene detto senza lamentarvi, senza giudicare alcunché di niente e  nessuno, e senza contrastare l’interlocutore,  ricordando che state facendo un'esercizio pratico. Da subito riuscirete a stare nell'esercizio per poco tempo, niente paura, riprendete l'esercizio e man mano i tempi si allungheranno diventando sempre più naturale evitare di lamentarsi. Ricadrete molte volte nella lamentela ma è più che normale, il cervello fa un po fatica all'inizio poichè deve tracciare dei solchi nuovi legati alla nuova pratica, e quando il solco sarà abbastanza profondo verrà sempre più facile evitare la lamentela. 
       Fate così un giorno dopo l’altro e vi renderete conto  ben presto che la mente è più libera, più gioiosa, più pulita, e voi siete più sereni e rilassati, con voi stessi e con gli altri. 
    Due suggerimenti pratici: Quando ricadete nella lamentela, perché succederà, ogni volta datevi un leggero morsetto alla lingua senza farvi male, questo aiuterà il vostro cervello a disinstallare il programma che vi fa lamentare,  inoltre per riuscire a ricordarvi la vostra intenzione di non lamentarvi più inutilmente, potete mettere un elastico o un braccialetto  al polso, così che vedendolo vi ricorda la vostra determinazione.  
                                                                         
       Arrivati fino qui abbiamo fatto un grande lavoro ma siamo a metà dell'opera. 
    Riflettiamo: lamentandoci inneschiamo dei circoli viziosi  altamente deleteri e potenti che possono veramente distruggere la nostra gioia, allora, la  pratica o virtù opposta al lamentarsi deve per forza portarci a dei risultati altrettanto potenti in maniera direttamente proporzionale ma positivi!                                      
    La pratica che si contrappone alla lamentela può essere benissimo la gratitudine, essa è un vero antidoto e nello stesso tempo una potente medicina. 
     Quando vi lamentate attivate la produzione di ormoni che risultano tossici, quando provate vera gratitudine attivate la produzione di ormoni che fanno bene allo spirito e al corpo come ad esempio le endorfine 
       Individuate i motivi  per cui ogni giorno potete e dovete  essere grati, alcuni motivi si possono ripetere ogni giorno, come il fatto di essere in vita, poter essere autosufficienti, stare bene, ecc, mentre molti altri sono specifici di quella giornata, come l’avere incontrato una persona che non si vedeva da tempo, essere riusciti a fare qualcosa di benefico a un’altra persona senza volere niente in cambio, essere riusciti in qualcosa, avere assaporato un frutto dolcissimo,  avere condiviso insieme e poter fare uso di queste informazioni che state leggendo, ecc. ma fate questo  con affermazioni positive,  prive di negazioni o parole negative.                     Esempio: Anziché dire o pensare, "non voglio più lamentarmi", sostituisci con "da ora in avanti sarò grato di tutto"; oppure  “oggi,  anche se piove  non è una brutta  giornata”  dovreste dire: ", bella pioggia piena di vita che bagna e fa crescere il nostro cibo", se ti sembra di esagerare, la prossima volta che piove pensa ai luoghi dove si muore per siccità, non per gioirne ma per rendersi conto di quanto dobbiamo essere grati,  e nello stesso tempo prenditi qualche momento per osservare la poggia come fosse la prima volta che la osservi, ogni volta che piove. per essere grati dobbiamo guardare sempre dall'alto verso il basso, cioè vedere chi o dove hanno meno di te, non per qualche motivo egoistico o tanto meno immorale, ma per renderci conto di quanto in realtà abbiamo, questo ci impedirà di lamentarci ma soprattutto ci farà essere sinceramente grati di tutto quello che abbiamo. 
       Sei triste perchè hai solo 1.000 euro in banca? Pensa a chi non ha nenche quelli o vive nella strada o muore di fame in africa; sei triste perchè non hai un bellissimo aspetto? pensa a chi non ha le gambe o le braccia, a chi è nato endicappato; sei triste perchè hai avuto un'esperienza scioccante che ti fa stare molto male? pensa a chi ha subito i traumi della guerra.  
       Attuare questo modo di pensare non solo è pratico ma è anche una forma di rispetto verso coloro che hanno di meno e vorrebbero tanto essere la in alto dove siete voi!  d'altra parte chi si lamenta è costantemente nel basso e guarda verso l'alto chi sta meglio di lui, altrimenti non si lamenterebbe!

      Per apprezzare ogni cosa ed essere costantemente grati vi rimando al video intitolato "La Sfida Di Vivere Nel Presente"

         Concludo con 4 affermazioni, pratiche e potenti di key pollac tratte dal suo libro nessun incontro è un caso edito da macro edizioni
provate a fare vostre queste affermazioni una per volta a settimana, ripetendo l'affermazione nella vostra mente in continuazione il più possibile e ogni volta che vi ricordate, prestissimo vedrete dei cambiamenti positivi dei risultati incredibili che vi faranno essere più grati.  

Iniziate da quell'affermazione che più vi ispira.
-Io solo sono responsabile dei miei pensieri
-In ogni incontro con un altra persona ho qualcosa da imparare
-Non sono inquieto per il motivo che credo
-Io solo sono responsabile di come scelgo di interpretare quello   che vedo



Un mio augurio sentito di giornate piene di vera gratitudine perchè  StareBeneConviene!

giovedì 5 settembre 2013

IL conflitto psicoemotivo.

Secondo il dott. Hamer, nel 100% dei casi di malattia, all'origine vi è un conflitto. Questo conflitto è un'evento che coglie di sorpresa e che procura sofferenza, angoscia, stupore.. .o all'opposto , un conflitto derivante dalla fine di una situazione piacevole di cui sentiamo la mancanza. Ciò che provoca la malattia, secondo Hamer, è il vissuto personale dell'evento, piuttosto che l'evento stesso, il momento di angoscia in cui l'evento vi coglie di sorpresa in cui la mente è incapace di trovare un vissuto precedente a cui fare riferimento così da poter rivivere e rielaborare l'evento stesso in maniera accettabile.
Occorre esternare a parole l'evento in modo che non sia relegato nella profondità dell'inconscio e messo da parte, per poi uscire autonomamente a suo giudizio e quindi recare disagio fisico e/o mentale. La persona così traumatizzata non desidera parlare dell'accaduto per sfuggire alla sofferenza ma occorre verbalizzare l'evento anche se potrà essere doloroso, questo è necessario per scongiurare le conseguenze dello sfogo conflittuale in un disturbo psicosomatico. Ciò segue il principio: tutto ciò che non esprimo, imprimo. Diversamente, l'emozione negativa repressa sconfinata nella parte inconscia, continuerà a mandare le sue segnalazioni con manifestazioni negative.
La guarigione in questo caso può avvenire solo grazie al riuscire a portare alla coscienza quel vissuto angoscioso di un istante, in questo modo si risolve il conflitto e si rende futile la  necessità di compensare la cosa simbolicamente o metaforicamente con una malattia.
DA RICORDARE.....
Giovanni G.

martedì 3 settembre 2013


Riflessologia e benessere psicofisico.
 
L’intero nostro essere, produce e ha in sé un’armonia di energie in equilibrio, che noi percepiamo e descriviamo come “benessere”. Cause esterne di vario genere possono interferire con questo equilibrio, da queste derivano molteplici disagi  quali: nevralgie, insonnia, stress, ansia, depressione, mal di schiena, mal di testa, cattiva digestione, stipsi, ecc……

Il compito del riflessologo, è riattivare l’equilibrio  energetico latente in ognuno di noi che  agisce producendo benessere, che, con un ciclo di trattamenti regolari ai piedi, e in particolare la pianta, ma anche la testa, il viso e il padiglione auricolare, stimola  e ristabilisce l’armonia  energetica donando benessere generale.

Si consente così all’intelligenza che governa l’insieme ‘corpo-mente’ di ritrovare il proprio equilibrio energetico legato al benessere.

 
Giovanni G.

lunedì 2 settembre 2013


La riflessologia plantare e l'equilibrio psicofisico.
 
La riflessologia plantare è un’antica tecnica cinese. Essa parte dal principio, che ogni disturbo si manifesta per traslazione in una zona del corpo anche distante anatomicamente dal punto  dove  l‘anomalia ha avuto origine.

Teoricamente ogni parte del corpo umano può essere considerata riflessogena.

Nelle zone riflessogene dei piedi, vi è riflesso tutto l’organismo. I punti riflessi delle varie parti sono molto sensibili, e perciò, per l’operatore esperto, è relativamente facile individuare su di essi le varie parti del corpo, e scoprirne le interazioni energetiche, ma anche  riconoscere  l’eccesso di energia  come ristagno della stessa, o la carenza di energia causata da blocchi.

 A questo scopo vengono trattate quelle zone che hanno sede sulla pianta del piede che sono in connessione con tutte le parti del corpo.

La riflessologia plantare è quindi, un metodo efficace  per  donare all’organismo  uno stato di equilibrio energetico e quindi di benessere generale assai efficace nella prevenzione di tutti i disturbi.

gioguglio61@gmail.com

domenica 1 settembre 2013


RIFLESSOLOGIA E RILASSAMENTO
 
La pianta del piede ha una straordinaria ricchezza di terminazioni nervose, le quali hanno un’azione riflessa su tutto l’organismo, in quanto collegate con l’intero sistema nervoso.

L’operatore nel corso di una seduta di riflessologia esercita una pressione su alcune zone del piede senza spostare il dito, con un determinato movimento, flettendo la falange in modo da formare un angolo di 70 gradi, e procedendo con un ritmo continuo.

Il rilassamento avviene sempre grazie all’intervento del cervello, che riceve un messaggio, lo decifra, e invia una risposta là dove questa è stata richiesta.

Viene seguito un percorso preciso, rappresentato dalla mappa dei punti riflessi.

La sensazione  è piacevole, il rilassamento è profondo, tanto che la tendenza è quella di assopirsi.

Al termine del trattamento è consigliabile rimanere sdraiati alcuni minuti.